Per me che ho sempre egualmente condiviso i miei interessi tra arte e scienza, riesce non facile parlare di questi regni della creatività umana in termini distinti e sono tentato di evidenziare maggiormente le loro somiglianze che le loro differenze.
Che cos’è l’arte in effetti se non la costruzione di coerenti modelli delle forme e delle strutture della natura? Ma la scienza non è forse definibile anch’essa correttamente come costruzione dei modelli intellettuali delle forme della natura?
E non è invero nostra costante esperienza che niente è separabile e distinto nella produzione umana e tutte le nostre abilità tendono sempre allo stesso fine dell’arricchimento della cultura umana e della qualità della vita?
L’arte produce opere che vestono il mondo fantastico della società con la costruzione di un ambiente, artificiale appunto, che integra quello naturale per renderlo a misura d’uomo.
La tecnica prende a sua volta i suoi talenti dall’occhio sul mondo che è proprio della scienza, e dà gli strumenti al poeta per realizzare le sue costruzioni, e tutti e due i regni concorrono alfine allo stesso scopo.
Pertanto invece di mondi ed interessi distinti e quasi contrapposti, è giusto parlare di regni complementari. Invero accade da sempre che l’uomo, con la sua inesausta attività costruttiva, che sconfina continuamente da un dominio all’altro, cerca dove può i mattoni per ampliare e variare l’edificio del suo stare al mondo. In particolare non dobbiamo compiere l’errore di considerare l’arte come una attività sublime e confinata in una sfera eccelsa ed aristocratica, perché in realtà, pur se con infinite gradazioni, la poesia e la fantasia permeano incessantemente tutto l’ambiente, modellato da millenni dalle attività umane, come similmente avviene nel paesaggio ai fiumi modellati dai castori, o a certe lande di terre australi caratterizzate da monumenti di termitai.
Quanta allora in noi la nostalgia degli universi di interessi di un Aristotele e di un Leonardo!
La mia ricerca plastica, iniziata sin da studente è caratterizzata dall’interesse per una geometria complessa che vada molto oltre le stereometrie elementari del purismo tradizionale (cubo, cono, sfera, cilindro) verso una rivisitazione delle forme della natura animata, rette per lo più da equazioni di ordine elevato, indagine non scevra da un taglio di valenze surreali. La tematica va da oggetti d’arredamento a figurazioni più classiche (animali, figura umana).
E’ mia ferma convinzione di sempre che l’astrazione pura, come tutti i concettualismi, non faccia parte a pieno del vero dominio dell’arte figurativa.
Come in letteratura non ha senso mescolare lettere o anche sillabe a caso, così “ l’informale” è privo di vero senso, e destinato a breve durata d’ effetto, decadendo presto, passato l’effetto moda, a banale sfondo decorativo, macchia di colore di arredamenti “moderni”.